Da quando con Carlo, mio marito alcolista, ho intrapreso il percorso di disintossicazione, ho fatto anch’io un cambiamento notevole.
In che senso e perché?
Cambiare la propria vita, il modo di vedere le cose e di vedere “lui”, capire che tanti atteggiamenti di prevaricazione nei suoi confronti, dovuti non ad una mancanza d’amore, ma ad un carattere forte ed autoritario (il mio) potevano essere stati una delle molle che avevano fatto scattare in lui la corsa al bere e quindi la dipendenza.
In altre parole, il mio essere rigida e poco flessibile per nascita, educazione, ambiente, le troppe aspettative di cui anche io lo avevo caricato, hanno contribuito a creare un mondo fasullo, una strada senza uscita e molto pericolosa.
E allora mi sono messa a nudo anche io, con umiltà HO ACCETTATO I MIEI SBAGLI: tuttavia ho capito anche che non potevo più reggergli il gioco delle “complicità” di brava moglie che giustificava, comprensiva, le sue cadute e ricadute, ma dovevo prendere decise e chiare posizioni che gli facessero capire quale sarebbe stato il mio futuro comportamento.
Benedetto quel giorno, dopo anni passati a sperare che smettesse di bere, visite da specialisti inutilmente cari e, soprattutto inutilmente inutili, tempo perso, arrabbiature e drammi, benedetto quel giorno che per la prima volta ho varcato con lui la soglia di questa struttura ASL che ci ha accolto, ascoltato, guidato, consigliato, “sgridato” e chi più ne ha più ne metta.
Da lì è iniziato un percorso di rinascita e di benessere che non si è più fermato.
Certo, ho dovuto impegnarmi a frequentare i gruppi, la terapia di coppia, ho dovuto lasciare “andare” tante cose anche della mia vita personale e familiare. Insomma ho dovuto crescere.
Ed era meraviglioso scrivere ogni settimana 7 giorni in più ( + 7 per più di 4 anni ) di astinenza, ANCHE LA MIA, rendersi conto che non solo erano passati i giorni, ma anche le settimane, i mesi, gli anni.
Ho visto Carlo riprendere in mano la sua vita, riappropriarsi dei suoi spazi e della sua sicurezza, ridiventare l’uomo meraviglioso di cui mi ero innamorata tanti anni prima.
È stato faticoso e duro, a volte, uscire di casa tutte le settimane, aprirsi e parlare a degli sconosciuti dei propri fantasmi e delle proprie ferite: tuttavia ne è valsa la pena perché tanto ho ricevuto in cambio in solidarietà, assenza di giudizio, comprensione, amicizia ed affetto.
A chiunque si accinge ad intraprendere questo percorso affermo e dichiaro che non sarà per niente facile, ma che se non si perde di vista MAI la piccola luce che brilla in fondo al tunnel (e garantisco che c’è!), allora egli ritroverà se stesso e, soprattutto, la persona che amiamo.
Paola Casabianca
moglie di Carlo